La restrizione dell’accesso ai prestiti e la scarsa fiducia nutrita nei confronti delle banche hanno contribuito alla diffusione di canali alternativi di credito. Fra questi rientrano i negozi “Compro Oro”, che nell’ultimo periodo si sono diffusi a macchia olio, superando le 28.000 unità.

I “Compro Oro” rappresentano lo specchio della crisi. Si tratta di esercizi commerciali che acquistano preziosi in oro, pagandoli a un prezzo proporzionale al loro valore e al loro peso. La fiducia nei confronti degli istituti bancari è ai minimi storici e molto spesso le condizioni di accesso al credito sono ritenute talmente restrittive da indurre molti italiani a preferire canali di prestito alternativi.

Chi si rivolge ai “Compro Oro” lo fa per avere del denaro a disposizione in tempi brevi, anche se il prezzo da pagare è privarsi di un oggetto al quale magari si è molto affezionati. Il boom di questi negozi è comunque un fenomeno piuttosto recente, che molti fanno risalire al 2008, quando scoppiò la prima grande crisi economica di respiro internazionale.

In molti casi, però, dietro ai “Compro Oro” si nasconde il fantasma della criminalità organizzata. In particolare, si stima che più del 14% di questi negozi compia azioni illecite o addirittura criminali, che spaziano dall’evasione fiscale all’usura, dalla ricettazione fino al riciclaggio di denaro sporco.

Il commercio dell’oro è disciplinato da una normativa (la 7/2000), che in realtà non si applica alle attività più comunemente definite “Compro Oro”. Per questi esercizi commerciali non si prevedono né procedure di apertura (è sufficiente una licenza della Questura) né il rispetto di particolari requisiti come, ad esempio, la registrazione a un albo o il rilascio della ricevuta ai clienti.